mercoledì


IN MEMORIA DI UN EROE 
IL COLONNELLO MERICO ZUCCARI 
UNA VITA SPESA PER LA PATRIA

La morte ne ha falciato un altro dei nostri migliori: il Colonnello Merico Zuccari, Comandate della gloriosa ed invinta Legione "M" Tagliamento - la Legione cara al cuore del Duce: Un eroe purissimo, un autentico Martire!
Una Vita sublime, un miracolo di Fede!
Egli era-e si sentiva- un fascista integrale, un intrepido sicuro Comandante. E lo fu, al sommo di ogni esempio della Sua generazione senza forse neppure avvedersene, possedendo tutte le virtù.
Il fascismo come Tu-Comandante-lo hai conosciuto con la Tua audace azione, con la Tua donazione costante, con il Tuo dolore fierissimo e del quale ne resti una delle più entusiasmanti figure, uno dei più degni depositari. Per l'eternità! Fosti un religioso della Patria e del suo Onore.
"La Patria è una costante apparizione, è una costante dedizione. Non la possiede se non chi la crea, non la merita se non chi la vede, non la serve se non chi abnega a se stesso"
Tu-Comandante l'hai posseduta, l'hai meritata, l'hai servita fino in fondo. Si, fascisticamente.
Ecco le tappe della Tua troppo breve seppure intensissima vicenda terrena :
Adolescente : squadrista di "secco fegato"
Gennaio 1933-febbraio 1935 : Sottotenente in Libia, a Trioli, coi Cacciatori d'Africa.
1935 : Capomanipolo in AOI al comando degli Esploratori del Gruppo CC.NN del Gen. Diamanti. A passo Ua-rieu insieme a Padre Giuliani, il primo nastrino azzurro e Centurione per meriti eccezionali.
Dicembre 1936 : in Patria al Comando M.V.N.S. di Imola.
Gennaio 1938-Marzo 1940 : nuovamente volontario in africa con la legione M.V.S.N. di Misurata. Poi a Genova nella Legione della Milizia Universitaria.
Ottobre 1940 : campagna di Grecia, una ferita con mutilazione al braccio destro, secondo nastrino azzurro. Niente soste ma su domanda trattenuto in servizio e destinato a reparti combattenti. Nei Battaglioni "M".
Maggio 1943 : Seniore. Comandante del 63° Btg. "M" nei pressi di Roma in attesa di nuovo impiego.
2 Luglio 1943 : ore 18,30 al Comando del 41° Btg. "M" rinforzato da una Compagnia del 63° Btg. "M" e da altra del 79° Btg. "M" incaricato di disporre sorveglianza speciale a Palazzo Venezia, Villa Torlonia e alla Sede del Comando Generale della M.V.S.N.-Ore 22 pronto ad eseguire tale decisiva azione. -Ore 2 del giorno 26, revoca dell'incarico da parte del Generale "caramella" Galbiati e rifiuto di assegnazione degli automezzi indispensabili per muovere alla volta di Roma, dove avresti agito assumendone personalmente ogni responsabilità.
Ottobre 1943: in Repubblica Sociale Italiana. Ancora e sempre con Mussolini.
Novembre 1943: Primo-Seniore per Merito di Guerra e successivamente Console a scelta eccezionale, al Comando della prima Legione d'assalto "M" Tagliamento, decorato di medaglia d'oro al V.M.. Poi su tutti i fronti per l'Onore d'Italia.
2 Maggio 1945 : Croce di ferro germanica di Prima Classe.
3 Maggio 1945 : la Legione "M" Tagliamento, fino a quel momento mantenuta sul piede di guerra, smobilita.
1945-1959 : l' esilio L'ondata livida e tragica dell'antifascismo Ti strappò da questa nostra Patria alla quale Ti eri votato e dai tuoi cari che adoravi, inseguendoti per quattordici interminabili anni. Ma Tu-Comandante-non li conoscesti meglio arrendersi pavido, bensì contenesti sempre in Te il virile coraggio, fatto di umana consapevolezza delle Tue forze, per sfidare ogni pericolo, durare ogni prova, superare ogni ostacolo. Ora, non sei più con noi. Ma sei avanti a noi e alla nostra lotta che ancora per te continua! Presso la Tua Salma-durante, il modesto e superbo rito funebre che malgrado questa lercia democrazia unicamente i Soldati come te possono avere, il magnifico Cappellano della Tua Legione ha saputo mirabilmente testimoniarti ed interpretare la presenza ideale ma certissima di tutti i Tuoi Commilitoni e Camerati; della fede di tutti i nostri cuori; della selva sventolante di tutti i Vessilli e di tutte le Insegne della Rivoluzione. Spiritualmente, la Tua Legione cara al cuore del Duce, era al gran completo, nei suoi Vivi e nei Suoi Morti, disposta in quadrato a renderti l'estremo Onore delle armi. Solo essa era qualificata a farlo. la Fiaccola che ci hai trasmesso più arde e più deve ardere. E, ardendo, consumerà ogni cosa impura.
Questo il nostro impegno sacro, insieme al giuramento che sapremo vegliare la Tua memoria e il Tuo martirio, oltre la vita. Per poter continuare a Credere Obbedire Combattere.
Camerata Merico Zuccari, tutti i fascisti d'Italia rispondono "presente" per Te.

Da "M ROSSA" GENNAIO 2009



VALSESIA, VERCELLI NOVEMBRE 1943
Gli ufficiali della compagnia del 63° battaglione M della legione Tagliamento
 studiano la carta della zona prima di un'azione contro la banda di Moscatelli




Merico Zuccari, comandante del 63° Battaglione “M” Tagliamento, viene chiamato in Valsesia, nel periodo del natale 1943, in seguito delle continue sopraffazioni delle formazioni partigiane di Moranino e Moscatelli, ai danni delle isolate caserme dei Carabinieri, con conseguente bottino di armi ed equipaggiamenti. Con i suoi 16 ufficiali, 31 sottufficiali e 290 legionari, in pochi giorni sbaraglia le ingenti formazioni partigiane, costringendole a ritirarsi progressivamente da Borgosesia fino ad Alagna ed a fuggire ingloriosamente sui monti.
Sopra il messaggio a lui indirizzato dal Capo della Provincia Michele Morsero:
"MOLTO BENE - CONTINUATE - ESPRIMO IL MIO ELOGIO AI TUOI UFFICIALI E LEGIONARI".

PAGELLA SCOLASTICA DI ZUCCARI


OPUSCOLO 
 IN MEMORIA DI AMERICO ZUCCARI 
A CURA DI GIULIANO E LUCA FIORANI



Merico Zuccari nasce il 6 novembre 1906 a Saavedra nelle pampas argentine da Famiglia emigrata da Montefano (MC), ma nel 1907 il padre lascia il lavoro nelle ferrovie di Buenos Aires e rimpatria. Frequenta le Scuole Elementari al paese d'origine, dove la diretta coltivazione di poderi consente al nucleo familiare una vita agiata. Sposa Clara Trombettoni di Porto Recanati (MC) e nel 1932 ha una figlia, Maria. Nel luglio 1922 si iscrive al PNF di Montefano e in ottobre partecipa alla Marcia su Roma. Dopo le Scuole Medie a Macerata frequenta l'Istituto Tecnico Agrario e nel 1924 segue corsi specializzati in ortofruttofloricoltura a Genova, dove partecipa ad iniziative goliardiche fasciste. Compie studi anche all'Istituto Tecnico Agrario di Ascoli Piceno e il
20 dicembre 1926 ottiene il diploma di Perito Agrario a Todi.
Assolto dal 16 ottobre 1926 il Servizio di Leva e dal 28 luglio 1930 Sottotenente di Fanteria, dal 1933 è in Tripolitania con il Corpo Truppe Coloniali e dal 1935 in Eritrea quale Capomanipolo del 1.Battaglione CC.NN. Coloniale. Il 24 gennaio 1936 nel Tembien con la Divisione CC.NN. 28 Ottobre e contro le bande di Ras Cassa e Ras Sejum difende Passo Uarieu per consolidare la conquista di Macallé (2 gennaio 1936).Nel 1937 è effettivo alla 68.Legione CC.NN. di Imola (BO). Promosso Centurione l'1 gennaio 1938 per Meriti in A.O. viene trasferito alla 2.Legione Libica. Il 14 dicembre 1940 resta ferito in Albania ad Hodati con relativa mutilazione al braccio destro presso l'Istituto Ortopedico di Firenze. Dopo la convalescenza, è alla 6.Legione Universitaria di Genova e l'1 aprile 1943 diviene Seniore. Alle ore 2 del 26 luglio 1943 quale Comandante del XLI Battaglione “M” Armi Accompagnamento 1. Divisione Corazzata CC.NN. si presenta a Trevignano (RM) al Console Ermacora Zuliani che comanda il Gruppo Battaglioni Tagliamento per aggiungere la sua opposizione a quella del Comandante del LXIII Battaglione “M” 1° Seniore Mario Rosmino, contro l' iniziativa del Console di vietare movimenti di CC.NN. verso Roma.
Nel settembre 1943 continua nella fedeltà all'alleato tedesco e assume il Comando del LXIII Battaglione “M” che a Roma, radunatosi alla Caserma Mussolini dal 14 settembre, sarà il nucleo della 1. Legione MVSN “M” impegnata in Abruzzo dal 29 settembre nella cattura di prigionieri di guerra liberati dai regi. Nella 1. Legione "M" confluiscono gli AA.UU. MVSN di Ostia e i resti del XVI Battaglione “M” che, reduce dalla Balcania e in accampamento a Ponte Galeria nell'Agro romano, agli ordini del Console Gustavo Marabini è l'unico a tentare di marciare sulla Capitale il 26 luglio 1943, però fermato alla Magliana da lanciafiamme e carri armati del Corpo d'Armata Motorizzato comandato dal Generale Giacomo Carboni.
Tenente Colonnello dal 28 novembre 1943 e Colonnello dal 24 maggio 1944, in RSI comanda gli oltre mille Militi della Legione GNR “M” Tagliamento, che avrà almeno 256 Caduti ed è stata secondo i tedeschi il Reparto più efficiente per la sicurezza del territorio. Dopo ottimi risultati nel Vercellese e prima di raggiungere il territorio di Sassocorvaro (PS) per compiti di retrovia sulla linea gotica, ai quali seguiranno il rastrellamento del 21 settembre 1944 sul Monte Grappa e presidi in Val Camonica, a metà giugno 1944 durante la lieta visita di iscritti ONB di Bologna alla Legione in sosta a Villa Impero, ascolta e interroga, placa ardori e invita gli Avanguardisti ad essere buoni patrioti.
Termina la guerra il 3 maggio 1945 a Revò nell'Alto Trentino occidentale e via Svizzera e Genova inizia una latitanza con altro nome in Argentina che dura 14 anni mentre monta in Italia la persecuzione giudiziaria. L'11 gennaio 1950, in un secondo processo disposto dal Tribunale Supremo, è assolto dal Tribunale Militare di Firenze che annulla la condanna a morte del 1947 emessa a Bologna. In congedo dal 20 giugno 1955 ed espulso dall'Esercito il 29 luglio 1955, ottiene il beneficio della liberazione condizionale il 9 novembre 1959 con virtuale scarcerazione. La concessione è deliberata dal Tribunale Militare di Milano che lo aveva condannato il 28 agosto 1952 alla pena dell'ergastolo.
Poco dopo il rientro in Italia, forse provato dalle forti emozioni in occasione dei festeggiamenti da parte di Commilitoni e paesani, muore a Montefano (MC) il 5 dicembre 1959 per infarto cardiaco.

8 GIUGNO 1945

I LEGIONARI LA PERA E DE VECCHI PRELEVATI DALL' OSPEDALE DI LOVERE   A GUERRA FINITA E BUTTATI NEL LAGO D' ISEO

Rapiti dai partigiani dall’ospedale e gettati vivi nel lago. Questa è un’altra storia dimenticata da tutti. Ma è una delle più tragiche di quei tristissimi giorni. Non si impara a scuola. Sono passati esattamente 72 anni da quel massacro che ora rievocheremo. Lovere, in provincia di Bergamo, sul lago d’Iseo, fu teatro della una morte atroce di due giovanissimi legionari della Tagliamento della Repubblica Sociale Italiana, Emilio Le Pera e Francesco De Vecchi, uccisi dai partigiani l’8 giugno 1945, a guerra finita da un pezzo. Le circostanze atroci in cui sono morti Le Pera e De Vecchi meritano di essere ricordati, perché purtroppo la sorte di questi due ragazzi è spesso “oscurata” da quella, altrettanto atroce, dei 43 giovani, anche loro della R.S.I., avvenuta qualche giorno prima a Rovetta. La storia nella zona è molto nota, ma è stata raccontata in diversi libri, tra cui quello di Giampaolo Pansa I gendarmi della memoria. Le Pera e De Vecchi furono torturati e gettati vivi nel lago d’Iseo. De Vecchi e Le Pera erano due militi della Tagliamento. Dopo uno scontro armato con i partigiani, alcuni legionari rimasero feriti, tra cui Le Pera, 22 anni da Catanzaro, rimasto gravemente ferito alle gambe, e De Vecchi, 19enne nato nell’Alessandrino. Trasferiti all’ospedale di Lovere, rimasero degenti vegliati dalle loro famiglie. I partigiani garibaldini erano frattanto arrivati a Lovere, e i superstiti militi della G.n.r. si arresero a loro. Il 30 aprile vennero tutti fucilati all’esterno del cimitero. Lo strazio delle madri che tentavano di fermarli Intanto i due feriti soffrivano atrocemente, erano sedati con la morfina. Ciononostante, secondo le testimonianze, partigiani, dopo una cena in una vicina trattoria, da Cino, decidevano di assassinarli. Già nei giorni precedenti entravano nell’ospedale per insultarli e minacciarli. Rammenta la sorella di Francesco: “Tutti i giorni, dei partigiani venivano a trovare Beppe, un loro compagno, ricoverato. Erano sempre percosse per mio fratello e per l’amico Le Pera”. Il dottor Tullio Corazzina, medico del medesimo ospedale, in un rapporto steso dai carabinieri locali, il 4 aprile 1957, così dichiarava: “Ricoverati per numerose e gravissime ferite, i due furono durante la loro degenza, soggetti di ripetute angherie e di continue minacce”. Finché, la sera del 7 giugno arrivarono quattro partigiani armati e li portarono via di peso, dopo aver tagliato i fili del telefono dell’ospedale. Alle famiglie che cercavano di fermarli dissero che li avrebbero sottoposti a processo. Fu un’altra menzogna: i due giovani agonizzanti vennero gettati in riva al lago, sul molo di sant’Antonio, e percossi con sbarre di ferro. Alla fine, li buttarono nel lago, probabilmente ancora vivi, anche se in condizioni disperate. Giorno 8 giugno 1945: inutili le ricerche della madre e della sorella dei due giovani: hanno cercato ovunque le due donne disperate. Hanno chiesto, a tutti, ma nessuno conosce il fatto. Si trovano solo tracce di sangue sul pontile, vicino al lago. Dei ragazzi non si hanno notizie. Riprendiamo la deposizione del medico dell’ospedale di Lovere: “…prelevano, dal loro letto, i due feriti sanguinanti e, sordi alle implorazioni di una madre, li trascinano in riva al lago e, dopo averli seviziati, li gettarono nelle acque”. Il lago d’Iseo non restituirà mai più i loro corpi. Fu un’efferatezza ingiustificabile: se è già grave uccidere dei prigionieri senza processo e a guerra finita, torturarli e assassinare prigionieri feriti è una colpa ancora peggiore. Bastano episodi come questo, in mancanza di scuse e di pentimento, per gettare fango sulla lotta partigiana, anche perché non ci sono notizie che i colpevoli siano stati mai sottoposti a processo.

di ANTONIO PANNULLO